Abbattitore di condensa per compressori: che cos’è e a cosa serve

abbattitori di condensa

Gli impianti compressori, come suggerisce il nome, si servono del processo di compressione dell’aria per rendere efficace il loro funzionamento.

Questo meccanismo prevede due fasi: un primario riscaldamento dell’aria e il suo successivo raffreddamento per consentirne l’utilizzo.

Questo secondo momento fa sì che la percentuale di vapore acqueo contenuta all’interno della composizione dell’aria, precipiti e si trasformi in condensa.

Tuttavia, questo elevato tasso di umidità che viene a trovarsi nell’aria compressa, può causare alcuni problemi, e per tale motivo all’interno degli impianti vengono installati specifici dispositivi, come l’abbattitore di condensa, di cui parleremo di seguito.

L’acqua che viene prodotta dal compressore

Per renderci conto di quanta acqua venga prodotta, a grandi linee, da un compressore durante la sua attività, proviamo a riportare un esempio.

L’aria che entra all’interno del circuito viene scaldata fino a raggiungere una temperatura di 80 gradi centigradi per essere ridotta a un volume pari a un metro cubo. Ma per poter essere utilizzata, deve essere nuovamente refrigerata fino ad arrivare a una trentina di gradi.

A seguito di ciò, solo il 30% del volume di aria di partenza rimane sospeso, mentre il 70% restante va incontro a un processo di condensazione e precipita.

Stando a questi dati, un compressore a vite medio, che svolge un lavoro continuativo per 8 ore, arriva a produrre una quantità di condensa superiore a 30 litri.

A questa cifra vanno aggiunti ulteriori 6 litri se si fa uso di un essiccatore a refrigerazione per trattare l’aria in uscita dal compressore.

Essa viene raffreddata un’altra volta per essere portata a una temperatura di 3 gradi centigradi, e poi nuovamente riscaldata per essere riportata a pari della temperatura ambientale.

La chiave che consente a questo processo di avvenire senza intoppi coincide con il cosiddetto punto di rugiada.

Questo viene tecnicamente definito come la situazione ambientale, risultante da una combinazione di pressione e temperatura, in cui una miscela (come può essere l’aria, composta di una parte di liquido e una di gas), si satura di umidità completamente, vale a dire al 100%.

In pratica, quindi, mantenendo come riferimento quello dell’aria compressa, il punto di rugiada coincide precisamente con il momento in cui questa si satura completamente di vapore.

Ciò avviene perché con il raffreddamento della temperatura e la diminuzione del volume dell’aria, questa diviene sempre meno in grado di assorbire umidità, di conseguenza questa si separa dalla miscela precipitando, e formando la condensa.

Si tratta di una reazione fisica che nei compressori avviene in modo inevitabile, e in questo ambito il punto di rugiada assume quindi una grande importanza.

Se il processo non avviene in modo fluido e con rispetto preciso di determinati parametri, infatti, è possibile che si verifichino dei malfunzionamenti e che la qualità dell’aria compressa che viene prodotta ne venga inficiata.

In certi settori industriali, infatti, questa deve essere completamene priva di particelle che non siano gassose.

L’abbattitore di condensa: a cosa serve

Poste queste premesse, è facile intuire come, specialmente in certi casi, dipendenti dall’utilizzo che si fa del compressore, un dispositivo come l’abbattitore di condensa per compressori, rivesta una certa importanza, nonostante spesso sia sottovalutato.

La condensa, infatti, raccoglie residui metallici e particelle di olio che si fondono con l’acqua, provenienti dall’impianto del compressore, dal serbatoio, dalle tubature, oltre che polvere raccolta dall’esterno.

Per questo motivo, nei sistemi che funzionano ad aria compressa, si trova molto comunemente, in quantità che possono variare in modo significativo in base a diversi fattori, tra i quali si annoverano il volume di aria che viene prodotto, la stagionalità e la zona geografica in cui ci si trova.

Si tratta insomma di un sottoprodotto della compressione dell’aria che viene a formarsi in modo inevitabile, ma allo stesso tempo rappresenta un’emulsione chimica composta da sostanze che possono avere un effetto potenzialmente aggressivi verso l’impianto stesso.

La sua elevata concentrazione di sostane dannose, infatti, rende la condensa un composto nocivo per l’ambiente, e quindi è necessario che il suo smaltimento avvenga in modo corretto e nel rispetto di alcune normative stabilite dalla legislazione relativa alle risorse idriche.

L’acqua che viene scartata dal processo produttivo di aria compressa sotto forma di condensa deve quindi essere trattata fino a raggiungere determinati standard che ne garantiscano la sicurezza.

Non bisogna infatti dimenticare che il compressore comprime l’aria che raccoglie dall’ambiente, e quindi include nella sua azione anche particelle di polvere e di sporco che entrano nel circuito, oltre a condensare anche il vapore acqueo che si trasforma in condensa e precipita insieme a queste particelle solide.

Ecco perché disporre di un sistema di scarico e smaltimento della condensa, che la renda inoffensiva e neutra invece che aggressiva verso l’ambiente rappresenta un punto essenziale per lavorare in sicurezza, scegliendo un dispositivo che sia conforme ai termini di legge.

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